lunedì 16 dicembre 2013

Europa

Si sta diffondendo, anche in seguito alla crisi economica, un diffuso sentimento anti-europeo, soprattutto nella destra.
Perché nella destra?
 Da punto di vista culturale perché l'Europa è, diciamo così, progressista, cioè in antitesi con la destra, conservatrice. Basti pensare alla tematica relativa al matrimonio egualitario, visto come fumo negli occhi dalla destra estrema e invece sempre più diffuso in Europa e anzi in qualche modo raccomandato da istituzioni europee. Oppure sul tema immigrazione l'Europa ci "costringe" ad essere "accoglienti", mentre la destra porrebbe volentieri dei filtri.
 Da punto di vista economico, perché dire Europa è dire euro e l'euro è una moneta che, se ha garantito da una inflazione galoppante, ha reso più difficile la concorrenza delle merci italiane sui mercati esteri, ha insomma danneggiato l'esportazione, che si sarebbe invece avvantaggiata dalla svalutazione della lira, come sempre in passato era avvenuto.

 Che dire? L'Europa (come progetto di unificazione politica) è stata voluta nel secondo dopoguerra soprattutto da politici cristiani, De Gasperi, Schuman e Adenauer. E non a caso: dire Europa è dire "cristianità" (questa del resto è la prima denominazione del nostro continente, in contrapposizione al mondo islamico), nel Medioevo l'Europa era (quasi) unita (sotto l'Impero, il Sacro Romano Impero).
 Si può buttare a mare il progetto europeo solo perché in disaccordo su qualche tema etico? Non è semplicistico rispondere, la risposta non può che essere meditata e sofferta, ma noi diremmo "no": l'Europa è troppo importante, è una cosa buona. Invece di buttarla a mare, cerchiamo di migliorarla (e fatti recenti dimostrano che ciò è possibile).
 Quanto all'euro: come ha detto oggi Draghi uscirne costerebbe molto, ma molto di più che tenerselo. L'euro ci protegge dall'inflazione, rende più stabili i conti pubblici, uscirne sarebbe catastrofico.
 Perciò noi diciamo: bisogna stare dentro l'Europa.

mercoledì 27 novembre 2013

Occidente relativista e Islam

Riproponiamo integralmente un articolo pubblicato su Libertà di educazione  (n.6 del 2003, pp.67/69)

di Francesco Bertoldi


Una tesi che circola, in alcuni ambienti cattolici, sul rapporto tra Occidente e Islam è che occorra tenere ben distinti Occidente e Cristianesimo, salvaguardando quest’ultimo, ma giudicando il primo, per come è oggi, al culmine di un lungo processo di scristianizzazione giunto ormai al nichilismo più spinto, indifendibile e meritevole di essere abbandonato al suo destino, per riconoscere invece qualche benemerenza all’Islam, che, se non altro, ateo e nichilista non è, e può persino dare una mano a un recupero della Trascendenza.
Così, ad esempio Michele Brambilla, brillante giornalista e saggista, ha sostenuto recentemente, nel corso di una nota trasmissione radiofonica, che l’impatto con l’Islam deve essere per l’umanità occidentale occasione per recuperare quei valori che in questi ultimi decenni sono stati abbandonati, col risultato che l’Occidente si trova ad essere sì tecnologicamente, economicamente e militarmente forte, ma moralmente debole e intimamente infelice. Dunque, prima e piuttosto che accusare l’Islam che ci minaccia, pensiamo ad essere un po’ più bravi noi. A nulla infatti servirà la superiorità materiale, se non ci sarà un recupero di saldezza morale e spirituale.


Non si vuol dire che tali tesi non contengano una parte di verità: è vero che l’Occidente, nelle sue élites fin dagli albori dell’epoca moderna, e in modo sempre più radicale e diffuso dopo la rivoluzione francese, si è allontanato dal Cristianesimo e così facendo ha sperperato la sua ricchezza più preziosa.
Tuttavia ci sono dei notevoli limiti in una impostazione che riduca la questione in tali termini. Anzitutto perché facilmente può istituire un cortocircuito moralistico: come se si trattasse di raggiungere un certo “livello morale”, sotto il quale non si sarebbe degni di dire alcunché e nemmeno di autodifendersi. Ora, come già osservava Hegel contro Kant (l’interminabile duello allo specchio per raggiungere l’inarrivabile adeguazione tra essere e dover essere), il moralismo è un gorgo vorticoso da cui è impossibile uscire, senza metterne radicalmente in discussione lo stesso principio, che cioè il problema sia quello di conformarsi a una legge astratta.
Un autoavvitamento moralistico dell’Occidente è del resto improponibile per varie ragioni: prima di tutto perché è ingiusto, in secondo luogo perché è o inutile o (potenzialmente) dannoso. Ingiusto: perché non è il metodo adeguato per proporre quella pienezza di umanità, che è la sola degna meta di un cammino morale; non si tratta di essere “più bravi”, più coerenti moralmente, spinti come muli, frustati dall’urgere di circostanze esterne. E poi, o inutile o dannoso: inutile in quanto l’umanità occidentale ha dimostrato per due secoli di essere, in nome della “libertà”, sorda a un richiamo moralistico, quale è stato purtroppo troppo spesso quello risuonato nelle chiese, anche in quella cattolica; dannoso, in quanto semmai un tale richiamo avesse effetto, avrebbe come conseguenza quella di disarmare quella lucidità di vigilanza e quella prontezza di riflessi che sono tanto più necessarie in quest’ora di serissime minacce terroristiche. Tutti presi dalla smania di autocorrezione moralistica, gli occidentali sarebbero propensi a minimizzare e perdonare qualsiasi cosa, se non addirittura a considerarla come salutare purificazione.


Ciò detto, resta da vedere quale valutazione si possa dare dell’Occidente in merito al suo legame col Cristianesimo. Se la distinzione tra Occidente e Cristianesimo è indiscutibile, per i motivi già accennati e che sono da molto tempo opinione largamente condivisa dentro e fuori del mondo cattolico, resta da vedere quanto resta, in questo mondo secolarizzato e disparatamente nichilista, di quel Cristianesimo che ne è comunque stato il fondamento e l’anima.
Personalmente ritengo che vi sia più eredità cristiana di quanto non si ammetta comunemente, anche nel pensiero e nelle manifestazioni più dichiaratamente atee e nichiliste dell’Occidente. Al di là, ripeto, della esplicita autocoscienza di gran parte dell’Occidente.
L’Occidente deve molto al Cristianesimo: il senso della persona come valore infinito, e al contempo il valore della solidarietà verso tutti e non solo verso chi appartiene alla Umma, il senso del lavoro come operosità positivamente costruttiva, la stima per la razionalità, da cui è nata la scienza, il valore della donna, il senso della giustizia sociale, per non citare che alcune delle maggiori idee di cui l’Occidente è debitore, seppur ingrato, al Cristianesimo.
In un certo senso si potrebbe dire che tutto quanto di positivo e di costruttivo sia stato affermato dall’Occidente sia di matrice oggettivamente cristiana, a dispetto dei ciclopici tentativi, fatti nel XIX e XX secolo, per strapparsi di dosso tale marchio.


Troppo spesso invece, nel mondo cattolico, si è avuto uno sguardo sussiegoso, incapace di valorizzazione e di recupero del positivo, una sdegnosa schizzinosità: verso la scienza prima, verso il mercato e la ricerca del benessere poi, e dopo ancora verso la democrazia e la giustizia sociale. Ciò che era oggettivamente figlio, è stato ripudiato e spinto lontano. O, almeno, non è stato riconosciuto come figlio, aiutandolo a correggere i propri errori, che certo c’erano e non erano pochi.
Per dirla con Eliot (Cori della Rocca), se in parte è stata l’umanità ad abbandonare la Chiesa, in parte è stata però la Chiesa ad abbandonare l’umanità (occidentale), bacchettandone gli errori piuttosto che tentando di incanalarne il positivo in una orientazione pienamente costruttiva.
Non è detto infatti che lo Spirito soffi solo su chi ha … la tessera dell’Azione cattolica o frequenti l’Oratorio con devota ossequiosità. Quante volte un atteggiamento clericale, così splendidamente condannato da Péguy, non ha aiutato a riconoscere anche nel grido di un ateo un brandello di verità. Ci sono volute, nel XX, intelligenze come don Giussani e de Lubac hanno saputo trovare del vero anche in atei, come Leopardi, o Nietzsche, o Pascoli, o Pasolini.


In un certo senso, in effetti, ci sembra che l’Occidente, anche in molte sue proposte che dicono di rinnegare il Cristianesimo, sia comunque più vicino, dialetticamente se non staticamente, al Cristianesimo, di quanto non lo sia il più devoto mussulmano.
Usiamo i termini dialettico e statico nel senso usato da Kierkegaard: statica è la distanza di fatto in un certo momento, senza che sia dia possibilità di modifica, dialettica è quella che facilmente potrebbe cambiare, ove intervenissero (come possibile, se non probabile) certe condizioni. Così una moglie che abbia litigato aspramente col marito è staticamente più vicina al primo passante che incontra, ma dialetticamente resta comunque più legata al marito, nel senso che potrebbe bastare un attimo, la parola giusta, lo sguardo giusto, per riavvicinarla al marito, mentre col primo che passa, pur non essendoci ostilità, c’è comunque una estraneità di fondo.
Si badi: non stiamo parlando dell’intenzione morale delle singole persone, della loro qualità morale, per così dire; non stiamo dicendo che gli occidentali religiosamente indifferenti siano in quanto tali e comunque più buoni degli islamici più devoti; stiamo parlando di un substrato culturale, di idee, che sostanziano delle mentalità, in qualche modo malgrado i singoli.


Così ci sembra che i funerali dei morti di Nassyria abbiano dimostrato che, almeno in Italia, sotto la cenere di un apparentemente totalizzante nichilismo consumista, vive una insospettata brace di nostalgia per una tradizione, a cui molti, più di quanto non si potesse pensare, non vogliono rinunciare soprattutto ora che essa appare drammaticamente minacciata.
Più in generale dopo l’11 settembre ho l’impressione che anche sotto certe forme, che in passato si sarebbero più tranquillamente definite come beotamente superficiali, come il luccichio (letterale e metaforico) natalizio, si celi, almeno per molti, un inespresso e implicito bisogno di una tradizione, che evidentemente desta uno struggimento di nostalgia. La stessa moda delle piccole croci al collo, non saremmo così sicuri che non esprima in molti casi, per quanto rozzamente e incoscientemente, una oggettiva nostalgia identitaria, il cui nocciolo positivo sarebbe più saggio recuperare che reprimere. Ci sembra in effetti che il compito di chi ha una coscienza più matura e lucida non sia quello di sferzare questi timidi, balbettanti e magari contorti vagiti, ma di offrire loro l’aiuto di una testimonianza di pienezza umana, perché diventino un primo ponte verso un recupero totale del loro Fondamento adeguato.


Tutto questo non toglie che ci sia anche una cultura occidentale, lucidamente anticristiana, e vaccinata a ogni ritorno alla Verità su cui si è costruita l’Europa, una cultura sazia del proprio nichilismo e del proprio cinismo. È chiaro che questo settore è di per sé indifendibile.
Se non che da un lato questa cultura si intreccia nelle stesse persone e negli stessi gruppi con quel residuo di nostalgia cristiana non priva di aperture, di cui abbiamo sopra detto; e d’altro lato, nella misura in cui essa si presenta allo stato puro, è proprio questa cultura lucidamente e cinicamente anticristiana a proporre un abbraccio con quell’Islam più anticristiano, in funzione di una espulsione di Cristo dalla realtà concreta dell’Europa.


Non si tratta allora di puntellare qualcosa di immorale, un Impero decadente che starebbe cadendo sotto la pressione delle forze fresche e vitali dei nuovi barbari, ma di aiutare l’Occidente a ritrovare le sue più vere radici, non insistendo tanto sull’osservanza di leggi e di valori, che rischierebbe un inconcludente e stantio moralismo, ma testimoniando che quella Novità imprevedibile che l’ha plasmato è ancora viva, “ieri oggi e sempre”, con la sua forza umanizzatrice, con quella pace e quella gioia “che il mondo non può dare” e che altrove invano si cercherebbe.

venerdì 11 ottobre 2013

come eravamo (come è cambiata - in peggio - la scuola)

in peggio, almeno per i docenti

Prima che io iniziassi a insegnare, diciamo fino agli anni '70, i docenti godevano di una serie di privilegi poi smantellati:
  • forti sconti sui mezzi di trasporto pubblici (potevano viaggiare in treno quasi gratis, bastava esibire la carta di identità di insegnante);
  • 15 giorni, se non erro, di cure termali durante l'attività didattica.
Ancora quando io sono entrato nella scuola, come professore di liceo, la vita del docente non era male:
  • si insegnava non 18 ore effettive, ma qualcuna di meno, nel mio caso 15, le restanti ore essendo "a disposizione" per supplenze e/o attività parascolastiche varie (come la biblioteca);
  • il collaboratore vicario (vicepreside) e gli altri collaboratori del Preside erano scelti dal Collegio Docenti, il che li rendeva espressione di esso e quindi tali figure stavano "dalla parte dei docenti" più che da quella del Preside;
  • gli studenti temevano ancora i docenti, sapendo che andare male anche solo con un docente poteva significare la bocciatura, e si bocciava senza troppi timori;
  • c'erano infatti gli esami di settembre, i veri esami non un "saldo del debito", e capitava che uno venisse bocciato con due materie insufficienti;
  • sempre frutto di un sano timore c'erano le lezioni private, con cui i docenti potevano arrotondare il loro stipendio.
Poi le cose sono cambiate, sempre più in peggio:
  • il vicepreside e i collaboratori non sono più stati eletti dal Collegio Docenti, ma cooptati dal Preside, venendo così a trovarsi "dall'altra parte della barricata";
  • sono sparite le ore a disposizione e i docenti, anche quelli con materie scritte, hanno dovuto farsi 18 ore effettive, con aggravio di lavoro e senza aumento di stipendio;
  • il carico di lavoro è poi aumentato anche col registro elettronico, che porta via il suo tempo;
  • la durata delle ore di lezione, di solito sui 55 minuti, ma per i tecnici anche di 50 minuti, è stata portata a 60 minuti effettivi, grazie alla "cara" Gelmini: mattine più lunghe e pomeriggi più brevi;
  • a partire dagli anni '90 i docenti sono stati martellati dai Presidi sulla necessità di non bocciare troppo e di dare voti più alti, sempre più alti;
  • contestualmente si è introdotto il concetto che l'insuccesso scolastico è (sempre) colpa della scuola, che deve perciò farsene carico: via (in gran parte) le lezioni private e largo agli IDEI e agli "sportelli Help";
  • si è introdotto, apparentemente per il fine opposto, un sistema rigido di attribuzione del voto di maturità, che ha come conseguenza spinto a una innaturale lievitazione dei voti, con funamboliche manipolazioni degli stessi in sede di scrutinio, per far quadrare i conti, per raggiungere cioè la media che assicuri un certo credito.
  • e adesso si parla di settimana corta e di aumento delle ore di docenza: nuovi incubi, nuovi mostri: la settimana corta infatti significa moltiplicare quella assurdità didattica che sono le "seste ore", in cui l'attenzione degli studenti crolla verticalmente; l'aumento di ore di docenza non tiene conto che il lavoro di un insegnante non si esaurisce nell'insegnamento, ma comprende correzione dei compiti e preparazione delle lezioni, oltre alle riunioni collegiali pomeridiane.
Insomma la condizione docente non ha fatto che peggiorare. Non vogliamo dire con questo che la scuola in quanto tale sia necessariamente peggiorata, ma è chiaro che se stanno male i docenti, la scuola non può stare esattamente benissimo.

lunedì 19 agosto 2013

destra e sinistra

Riprendo e rielaboro, ampliandolo, quanto pubblicato su cultura nuova facebook.

La destra crede di essere d'oro, vorrebbe che tutto fosse oro e guarda con disprezzo il fango. La sinistra crede di essere fango, le va bene che tutto sia fango e guarda con simpatia chi è "infangato". La verità è che l'uomo è una mescolanza di oro e di fango, e pur dovendosi tendere all'oro non si può saltare il fango o pretendere di eliminarlo.

 Il tipo umano di destra ostenta innocenza (è d'oro!), ha una faccia da (ostentatamente) innocente e cerca la compagnia di altri innocenti, guardando dall'alto in basso i "colpevoli". Il tipo umano di sinistra si ritiene colpevole, e guarda a tutti come se fossero colpevoli. La sua faccia esprime un "dai, va là che lo so, che sei colpevole (sei di fango), ma lo siamo tutti".

In Italia la destra è unita, la sinistra divisa. La destra è (fin troppo) unita: fa quadrato attorno a un capo, osannandolo, incensandolo, pendendo dalle sue labbra. La sinistra è (fin troppo) divisa: già una volta si diceva che i partiti socialisti si riproducono per scissione, e le cose poi sono solo peggiorate. Sembra non abbiano sport più gradito che litigare e azzannarsi a vicenda.
Perché (in Italia) la destra è unita e la sinistra è divisa? Ho il sospetto che ciò sia perché la destra (nella sua componente egemone, di tipo economico, borghese) è pragmatica, bada al sodo, ha delle mete precise e le vuole raggiungere, cosa che può fare solo se unita. La sinistra invece non bada tanto ai fatti, quanto a principi ideali, astratti, e sull'astrattezza ci si divide inevitabilmente, perché ognuno pretende di avere la teoria più giusta dell'altro.

lunedì 5 agosto 2013

Berlusconi condannato in via definitiva

1 agosto 2013: la Cassazione conferma in modo inappellabile la condanna a 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi. Di fatto tre sono condonati per l'indulto e l'uno restante, essendo lui ultrasettantenne, potrà essere scontato ai domiciliari o ai servizi sociali. Per le pene accessorie (interdizione dai pubblici uffici) la Cassazione rimanda al tribunale di Milano.

Che dire? Una sentenza giusta o ingiusta? Berlusconi si proclama innocente: mente o dice il vero?

Possiamo solo fare delle ipotesi, non avendo notizie dirette sui fatti.
1) Mediaset ha commesso una frode fiscale. Pare difficile negarlo.
2) Non ci sono prove dirette che il padrone di Mediaset, Berlusconi, sapesse, tuttavia i giudici, nei tre gradi di giudizio, hanno ritenuto che "non poteva non sapere".
3) Questa motivazione, "non poteva non sapere", fa inorridire i garantisti e in molti altri casi noi la riterremmo illegittima. Ma in questo caso l'obiezione garantista ci appare cavillosa e formale: è possibile che un manager, per quanto dotato di grandi poteri discrezionali, faccia una frode fiscale di quella portata, senza il consenso del padrone? Difficile crederlo. Potrebbe darsi, sì, che quella particolare scelta di frodare il fisco non sia stata sottoposta all'approvazione del padrone, ma deve comunque essersi trattato della applicazione a un caso particolare di un principio generale stabilito dal padrone.
4) Ma allora è tutto chiaro così? Berlusconi è colpevole punto e basta? Non ha qualche ragione di sentirsi trattato ingiustamente? Bisognerebbe sapere quanto la frode fiscale sia diffusa tra gli imprenditori del calibro di Berlusconi. Noi abbiamo il sospetto che non sia un caso tanto isolato, ma diffuso. Ora invece i giudici si sono concentrati sul solo Berlusconi lasciando in pace (quasi) tutti gli altri che pure frodano il fisco. E, se così fosse, non sarebbe giusto. E questo spiegherebbe l'amarezza del cavaliere e la parte di verità del suo dirsi innocente.

Come reagire, dunque?
1) Anzitutto c'è l'amarezza per il male che è presente nella vita umana, e il pensiero "io al suo posto, avrei fatto anche peggio" e "se è successo questo è anche perché io non sono santo".
2) Poi c'è l'augurio che l'uomo Berlusconi viva questa situazione come occasione di guardare a Cristo, unica salvezza dell'uomo.
3) Poi c'è l'auspicio che il centro-destra superi la sua fase "monarchica" e "personalista", per darsi un partuto che sia effettivamente tale (e non un partito-azienda, con un opadre-padrone che fa il bello e il cattivo tempo), in un contesto di rinnovato bipolarismo, che accantoni le tentaqzioni neocentriste e la demagogia populistica grillina.

giovedì 4 luglio 2013

Morsi destituito

Una piccola violazione della forma della democrazia, per salvare la sostanza della democrazia.

domenica 9 giugno 2013

Stupidario sulla scuola

errori comuni riguardo alla scuola

Iniziamo uno stupidario sulle sciocchezze che circondano il mondo scolastico.

Gli insegnanti lavorano poco, solo 18 ore e hanno tre mesi di vacanza...

1) Falso: 18 non sono le ore di lavoro, ma solo quelle di insegnamento, che è una parte, seppure la più importante del lavoro docente. L'insegnamento va preparato, bisogna preparare (prima) e correggere (poi) i compiti scritti, partecipare alle riunioni collegiali (collegi docenti, consigli di classe, dipartimenti disciplinari, ecc.). E la preparazione deve essere tanto prossima (preparare la lezione del giorno dopo il giorno prima) quanto remota: aggiornarsi (leggere: libri e riviste, partecipare a corsi di aggiornamento, conferenze, tenersi aggiornati anche su internet).

2) Tre mesi di vacanza: falso. Per una buona metà dei docenti della scuola superiore il lavoro si protrae fino a metà luglio, per gli esami di stato e riprende a inizio settembre, anzi ormai per molti all'ultima settimana di agosto. Non sono "tre mesi", quindi. E' vero che si tratta comunque di ferie maggiori di quasi tutti gli altri lavori (ma non quello degli albergatori di molte località marine, per esempio, che si "riposano" da ottobre ad aprile), ma tale maggior lunghezza si spiega a) con il carattere stressante del lavoro docente (è il secondo nella classifica dei lavori stressanti, dopo quello di pilota di aereo), b) con l'esigenza di dare anche ai ragazzi un adeguato periodo di stacco dallo studio.

a proposito, i ragazzi andrebbero riempiti molto più intensivamente di nozioni, ci vogliono più giorni e più ore di scuola possibile!

Sbagliato: paesi all'avanguardia nel sistema educativo come la Finlandia hanno orari e calendario molto più "leggeri" dei nostri. E' un errore puntare sulla quantità e sono in tanti a non volerlo capire, a partire dalla Gelmini, che ha costretto le scuole a fare ore di 60 minuti invece dei precedenti 55, col risultato di appesantire inutilmente la giornata scolastica e di ridurre il tempo per lo studio al pomeriggio.
La verità è che al giorno d'oggi i ragazzi hanno dei canali per reperire informazioni che le generazioni precedenti si sognavano. Non si tratta perciò di imbottirli di contenuti, ma di insegnare loro innazitutto una criticità di approccio alle informazioni e una adeguata gerarchia di importanza delle conoscenze (senza nulla togliere al fatto che alcune, anzi molte cose devono essere imparate).

martedì 28 maggio 2013

Ciò che è più negativo

Ciò che è  più negativo, nelle leggi che istituiscono il matrimonio "egualitario" (SSM) non è tanto che legittimino una unione stabile tra persone dello stesso sesso, e non è neanche la stessa adozione di bambini già nati; c'è qualcosa di peggio, ed è la legittimazione di pratiche aberranti come l'utero in affitto o il seme in affitto.
Mentre su una legge che stabilisca il matrimonio, una volta approvata, c'è per sua natura poco da fare (un matrimonio è per tutta la vita, non per 5 anni), sulla manipolazione della vita nascente si è sempre in tempo per agire. Su quello soprattutto, come sull'aborto, dovrebbe essere data battaglia.

lunedì 27 maggio 2013

Dalla Manif pour tous al printemps français: una radicalizzazione politica

Tutti gli analisti concordano: il movimento di opposizione francese al matrimonio per tutti è passato da una Manif pour tous, guidata dalla Barjot, a prevalenza cattolica e di spirito essenzialmente gioioso e propositivo, a un Printemps français che da culturale diventa politico, in mano all'estrema destra, rabbioso e corrosivo delle regole democratiche (sono di oggi notizie violenze squadristiche contro sedi del PS).
Sentiamo invece che cosa ha detto la Barjot, per mesi portavoce della Manif pour tous: "Pour moi, c'est terminé, ça a fait son temps, ça ne marche plus", a-t-elle déclaré. "Demander le retrait de la loi Taubira, ce n'est plus possible. [...] Il s'agit de droits accordés à des personnes humaines."

 perché in Francia una opposizione così accanita

Sembra strano che ciò che non è accaduto nella più cattolica Spagna (o in Portogallo) in seguito all'approvazione del matrimonio omosessuale, sia accaduto nella ben più laica e scristianizzata Francia. Come mai?
Il recente cambiamento del movimento anti-gay francese, che ha assunto tratti non più cultural-religiosi, ma politici, di estrema destra, aiuta a capire la natura della forza di questa opposizione.

Recenti sondaggi hanno evidenziato che oltre il 70% dei francesi ritiene che l'Islam sia incompatibile con la democrazia e la civiltà occidentale.

Ecco probabilmente il punto. Il movimento anti-mariage teme che questa legge contribuisca, e in modo notevole, a una implosione demografica dei francesi "originari" a tutto vantaggio dei più prolifici immigrati mussulmani (il recente suicidio di Venner, anti-gay e anti-islam, conferma questa ipotesi). Un problema che è meno avvertito in Spagna e Portogallo (come, per altri motivi, in Olanda, Belgio e Scandinavia).
Il presupposto di questa paura è a) che il mariage pour tous spinga all'infertilità dei francesi "originari" che altrimenti (senza tale legge) sarebbero prolifici, magari facendo diventare gay dei francesi "originari" che altrimenti sarebbero eterosessuali, b) che il mariage non riguardi la comunità mussulmana immigrata in Francia.

Se vorrete intervenire su questo tema, possiamo discuterne.

Flop grillino alle amministrative del 26 maggio

Il M5S ha subito una brusco e forte calo, praticamente in tutta Italia. Segno inequivocabile che si tratta di un fatto politico e non locale.
Perché questo corposo arretramento? Facciamo alcune ipotesi.

 un voto rivelatosi inutile

Il M5S ha dimostrato, arrrivato in Parlamento, di non (sapere/voler) spendere il modo utile il consenso ricevuto, rifiutandosi sdegnosamente di collaborare con le altre forze politiche. Lo si è visto dalla taestardaggine con ui ha rifiutato di allearsi con il PD per formare un governo.
Chi ha votato 5 stelle, almento una parte importante di chi lo ha votato, vuole che il suo voto serva a qualcosa, non che resti in freezer nella vana attesa di un improbabile 51% al M5S.

una neutralità rivelatasi falsa

Il M5S dice di non essere né di destra né di sinistra, e di voler superare tali vecchi schemi. In realtà il M5S, in questi ultimi mesi, si è rivelato come una forza di sinistra, anzi più a sinistra del PD. Emblematica è la sua partecipazione al movimento NO-TAV, che si colloca appunto a sinistra del PD, o il suo schierarsi a Bologna con SEL e la sinistra PD contro le scuole paritarie. Significativo è anche il suo convergere, per l'elezione del Presidente della Repubblica, con SEL su Rodotà, che sembra voler diventare il leader di una (eventuale) ala sinistra scissionista del PD.
L'identificazione del M5S con l'estrema sinistra restringe obbiettivamente la sua base elettorale, che era stata aperta anche al centro-destra: gli elettori moderati adesso ci pensereanno bene prima di votare ancora Grillo. Del resto la storia politica del comico genovese è palesemente di sinistra, legata al PCI-PDS...

martedì 23 aprile 2013

politici e casta

Un errore dei grillini è negare che la politica sia una professione, in qualche modo come altre. Non ci si improvvisa professionisti: medici, avvocati, insegnanti, ingegneri: ci vuole formazione adeguata, tempo, impegno, maturazione.
Perché non dovrebbe essere così anche per la politica? Non ci si improvvisa politici. Invece Grillo manda allo sbaraglio gente assolutamente impreparata, in nome di quello che è stato chiamato chiunquismo: chiunque può fare qualunque cosa. Sbagliato!

lunedì 1 aprile 2013

M5S e pupulismi rivoluzionari già visti

Sono tante le analogie tra il grillismo e fenomeni pupulistico-rivoluzionari del passato: pensiamo al nazismo, o al comunismo.
In tutti e tre i casi (con Lenin, con Hitler e con Grillo) c'è alla base del successo della formula populista una situazione di grave crisi economica: il disastro della prima guerra mondiale, nel primo caso, quello della crisi del '29 nel secondo e l'attuale crisi innescata nel 2008 per Grillo. E ciò ovviamente non è un caso: quando la gente è disperata, perde facilmente il lume della ragione, perde la capacità di valutare in modo riflessivo ed equilibrato e si affida facilmente a parole d'ordine semplificatrici e a promesse demagogiche, cedendo anche alla tentazione di trovare facili capri espiatori (i capitalisti, per Lenin, il complotto demo-pluto-giudaico-massonico, per Hitler, la "casta", per Grillo, come se "mandarli tutti casa" fosse la soluzione di tutti i problemi).
Quando c'è una situazione di grave crisi si affacciano così ipotesi rivoluzionarie, il paziente gradualismo trova meno ascolto presso la gente. Ci si illude che si possa solo cambiare verso il meglio, perché "peggio di così -si crede- non potrebbe andare".
Eppure non è stato storicamente così: non nel caso della rivoluzione russa, ad esempio. La rivoluzione, pur cambiando tutto, non solo non risollevò l'economia russa, ma la fece precipitare verso un catastrofico aggravamento, con carestie che provocarono milioni di morti, finché Lenin dovette arrendersi e ripristinare per un po' l'economia di mercato, che aveva preteso di distruggere da subito e per sempre: fu la NEP.
Sembra essere stato così invece col nazismo, che ha in effetti risollevato l'economia della Germania, ma a) perché dimostrò realismo e non volle sovvertire le basi dell'economia tedesca, b) al prezzo comunque di trascinare la Germania nel disastro della seconda guerra mondiale.
Tutto ciò dovrebbe essere monito per chi ha votato Grillo: non illudiamoci che basti cambiare tutto per cambiare in meglio. Si può infatti cambiare anche in peggio.
Se quello che si vuole è dare un forte segnale di rinnovamento ai partiti, va bene, il messaggio dovrebbe essere stato recepito, ma non ci si spinga fino a distruggere il sistema democratico.
Se si vuole andare verso una democrazia maggiormente partecipativa, va bene, ma prima cerchiamo di uscire dalla crisi. A crisi risolta, solo allora ci potremo permettere il lusso di fare esperimenti politico-istituzionali. Adesso è il momento di avere i piedi saldamente per terra e di lavorare tutti insieme per allontanarsi dal baratro.

giovedì 28 marzo 2013

Bersani e il nuovo governo

Lo abbiamo detto subito: c'è da fare una grande coalizione tra PD e PDL (e alleati, ovviamente).
Bersani ha perso tempo consultando tutti, anche l'associazione degli acrobati zoppi, ma non ascoltando chi davvero può decidere delle sorti del suo possibile governo: PDL-Lega e M5S. Ha fatto come se il M5S gli avesse detto un (quasi-)sì e come se il PDL gli avesse detto un no, mentre è esattamente il contrario.
Ha perso tempo.
E il paese geme, in una crisi gravissima.
La logica di Bersani è: se mi alleo col PDl alle prossime elezioni perdo voti e ne guadagna il M5S. Ma questa è logica di bottega. E comunque non è detto: se il governo durasse quanto basta per uscire dalla crisi, il M5S finirebbe di drenare il malcontento.

venerdì 22 marzo 2013

saggezza a 5 stelle: bere urina e non vaccinarsi

MEET-UP/ Vanoli, grillino: "I vaccini fanno diventare gay" 

da il Sussidiario.net

Forse è anche per questo che al capogruppo del Movimento 5 Stelle al senato Crimi i giornalisti "Stanno sul ca..", ma se fino a oggi abbiamo visto personaggi divenute icone (o zimbelli) del web in partiti strutturati quali l'Italia del Valori e il Pdl, figuriamoci cosa possiamo trovare nella nebulosa di un non-partito che ha il suo perno su internet come il Movimento 5 Stelle. Eccone uno.
"Una delle cose peggiori che puoi fare al sistema immunitario è vaccinare un bambino. I vaccini stroncano la formazione del sistema immunitario", spiega Gian Paolo Vanoli, filo grillino intervistato da Vice.com, le cui dichiarazioni sono state riprese da Libero. A scatenare le polemiche è il resto della sua tesi: "Quando il vaccino viene introdotto nel bambino, questo poi cresce e cerca di trovare una propria personalità, e se questa viene inibita dal mercurio o dalle sostanze vaccinali che si introducono nel cervello diventa gay. Il problema lo sentiremo soprattutto nelle prossime generazioni, perché quando abbiamo un omosessuale che genera una figliolanza questi si porteranno dietro il DNA dell’ammalamento del genitore.
Perché l’omosessualità è una malattia, anche se l’OMS ha deciso che non lo è. Chissenefrega! La realtà è che è così. Ogni vaccinazione produce omosessualità, perché impedisce la formazione della personalità. È una microforma di autismo, se vogliamo. Lei vedrà quanti omosessuali ci saranno nelle prossime generazioni, sarà un disastro”.
È talmente convinto delle sue tesi che sta mobilitando i grillini lombardi per far diventare legge l'abolizone della vaccinazione:”Al Movimento 5 Stelle interessano le mie idee. Sono un attivista e mi sto attivando proprio per cambiare queste cose attraverso il Meetup Lombardia 5 Stelle. Se va lì trova tutto il mio lavoro in questo senso. Porto sempre informazioni e idee per permettere a tutti una scelta consapevole e bandire così la piaga dei vaccini".
Vanoli che sul MeetUp di Segrate si definisce così:”Giornalista investigativo (Albo speciale), specializzato da 40 anni in Sanità Consulente in Scienza della Nutrizione e Medicina Naturale”, suggerisce anche l'”antidoto”:”Per curarsi serve l’urinoterapia. Per quattro anni ho bevuto la mia urina. Non la prima della giornata, la seconda. Un bicchiere, ogni dì. E posso dire che alla mia età—ho 72 anni—è stata davvero una terapia eccezionale. A mia moglie sono tornate pure le mestruazioni a settant'anni. L’ho insegnata a dieci, forse ventimila persone. È una cosa che circola sull’onda del popolo, come la chiamo io. Ho ricevuto tantissime testimonianze e ringraziamenti”.
Ai posteri l'ardua sentenza.

nuova sezione: giustizia, in MondoOggi

Abbiamo aggiunto una nuova sezione a MondoOggi (http://mondooggi.altervista.org/.) la sezione giustizia e politica. E' gradito un vs. feedback.

giovedì 21 marzo 2013

animalismo

Abbiamo aggiunto delle riflessioni sull'animalismo nella sezione uomo/natura del sito.

impresentabili?

Lo ha detto recentemente Lucia Annunziata ad Alfano: voi (del PDL) forse siete impresentabili.
Presumo si riferisse ai tanti casi di coinvolgimento di esponenti del PDL, a partire dal suo leader storico, Berlusconi, in indagini giudiziarie.
Non si può negare che ci sia anche un problema di questo tipo, che renderebbe auspicabile un rinnovamento del PDL, ma più ancora è vero che la magistratura in Italia, in alcuni suoi settori, come certi PM di Milano o di Napoli, non si è rivelata trasparentemente imparziale e terza rispetto alla politica.
In paricolare balza all'occhio come nell'anno in cui Berlusconi si era sostanzialmente ritirato dalla politica egli sia stato "lasciato in pace" dai giudici, mentre questi si sono di nuovo furiosamente scatenati contro di lui appena è ritornato in politica e soprattutto dopo che nelle elezioni del 24 febbraio 2013 è riuscito a dare molto fastidio alla sinistra, impedendole di vincere.
La sinistra del resto deve lei pure rispondere di qualche addebito giudiziario, vedi la non piccola vicenda del Monte dei Paschi di Siena...

mercoledì 20 marzo 2013

spostamento su altervista

Oggi abbiamo spostato il sito MondoOggi da free.fr su Altervista. Sul server francese in effetti c'erano strani problemi di visualizzazione per Internet Explorer.
Il nuovo indirizzo è http://mondooggi.altervista.org.
Grazie per l'attenzione.

martedì 19 marzo 2013

intervista a Introvigne

Abbiamo aggiunto al sito MondoOggi una breve intervista a Introvigne su Casaleggio e la sua (folle) ideologia.

domenica 10 marzo 2013

fede e politica (da Giussani a Carròn)

C'è stata una certa evoluzione nel modo di concepire il rapporto fede/politica da don Giussani a Carròn. Lo si può vedere su alcuni temi-chiave:
  • il concetto di nostri politici
  • e la conseguente specificità di indicazione di voto;
  • il giudizio sulla magistratura che indaga i politici.

Don Giussani

a) Don Giussani di fatto concepiva in modo più organico il nesso tra il Movimento e i membri del Movimento impegnati in politica: pur sostenendo anche lui che questi ultimi agivano sotto la loro responsabilità, tali politici erano sentiti come i nostri, quelli che in qualche modo ci rappresentavano.
b) Ne seguiva di fatto una indicazione abbastanza esplicita di chi votare; certo, chi sceglieva diversamente non veniva perciò "scomunicato", espulso dal Movimento, ma insomma veniva indubbiamente visto con un certo sospetto, attorno a lui si scavava un po' di vuoto.
c) Legato a tutto ciò fu il giudizio durissimo contro la magistratura, che con la stagione di Mani Pulite, mise sotto accusa anche gente del Movimento (penso a Sbardella) o vicina/legata al Movimento (come Andreotti ma anche lo stesso Craxi). Giussani diede dei giudizi sulla magistratura che convergono significativamente con quelli dati da Craxi prima e da Berlusconi poi: non un potere indipendente e immacolato, ma gente che metteva in crisi il benessere e la stabilità del Paese.




Carròn

Con Carròn, negli ultimi tempi, c'è stata una correzione di tiro:
a) le persone di Movimento impegnate in politica lo sono sotto loro totale responsabilità, i loro errori sono i loro errori, Cl non c'entra nè tanto né poco;
b) di conseguenza, come ha osservato Massimo Borghesi, il Movimento non dà più indicazioni di voto, neanche "sotterranee" o suliminali.
c) Legato a tutto ciò un nuovo clima nel valutare l'operato della Magistratura che indaga su persone del Movimento, come Formigoni e molti altri in Lombardia per esempio: nei giudizi di Carròn non traspare alcuna condanna della magistratura, alcun dubbio sulla sua indipendenza e correttezza.

E' un clima nuovo. Non una rivoluzione, ma uno spostamento di accento. Contiamo di tornare su questo tema per approfondirlo ulteriormente. Fin qui abbiamo fatto solo una prima fenomenologia.

giovedì 7 marzo 2013

chi è irresponsabile

La posizione più ragionevole in Italia in questo momento è quella del PDL (grande coalizione). Non privo di logica (dimostrare di avercela messa tutta, per incassare comunque un no) ma non responsabile fino in fondo il PD, col suo rifiuto di dialogare col PDL. Coerente, ma assurda, la posizione dei grillini, che porta alla sfascio il paese in un'ora già di suo drammatica (e se fosse proprio questo che vogliono? Tanto peggio va l'economia, più la gente è disperata e perciò li vota).

M5S: ancora avanti! :(

I sondaggi di oggi dicono che il M5S è ancora in crescita: sfiorerebbe il 30%. Allucinante.
Certo, la gente vedendo tutte le "facce nuove", gente comune che arriva in Parlamento può rimanenrne sedotta...
Starebbe anche ai giornalisti fare delle domande un po' più cattive, cioè realistiche. Invece pare vogliano accreditare l'idea di una "purezza" grillina.
E perché i partiti non evidenziano meglio il carattere demagigico-utopistico del M5S?

giovedì 28 febbraio 2013

Movimento 5 Stelle

un fatto

Non lo si può più ignorare, come hanno fatto Berlusconi, Monti e Bersani. Ci sembra che esso esprima:
  • un disagio per la crisi economica, sentito soprattutto tra i giovani come preoccupazione per il posto di lavoro
  • accentuato da una indignazione per la corruzione e i privilegi della casta, vista come autroreferenziale e insensibile al volere dei "cittadini"

perché è da respingere

  • Perché non ha un patrimonio teorico di riferimento: pretende di rappresentare "la" gente, "i" cittadini, come se non ci fossero diverse visioni del mondo e diversi interessi.
  • Perché non ha una programma che affronti convincentemente tutti  i problemi sul tappeto.
  • Perché non ha un personale politico adeguatamente formato e sperimentato: manda in Parlamento dei dilettanti allo sbaraglio.
  • Perché si illude di poter consultare continuamente "i cittadini", promessa evidentemente ingannanevole perché irrealizzabile.

martedì 26 febbraio 2013

E adesso? Grande coalizione!

Il centro-sinistra ha la maggioranza alla Camera, ma non al Senato. Per averla in quest'ultimo non gli bastano i voti (18) dei montiani, coi quali arriverebbe solo a 137, al di sotto dei 158 necessari.
L'unica soluzione è accardarsi col PDL, e a quel punto arrivare a una amplissima maggioranza.
Si obbietta: con una nuova grande coalizione si rafforzerebbe ancora di più il Movimento a 5 Stelle, già arrivato a percentuali enormi (attorno al 25%).
Ma si può rispondere: il M5S prende voti perché c'è la crisi, e finché c'è la crisi. Si stia insieme finché si esce dalla crisi (e non ci vorranno 5 anni), poi, quando la crisi sarà alle spalle, il M5S si sgonfierà e sparirà nel nulla. Solo a quel punto si voterà di nuovo.