Si
sente dire che l'ISIS non c'entra niente con l'Islam, perché l'ISIS è
barbaro e feroce, mentre l'Islam è mite e tollerante, religione di pace e
di amore. Ora, le cose non stanno proprio così. E' un fatto che
chi va a combattere per l'ISIS ha una forte motivazione religiosa, è
mussulmano convinto, anzi ultraconvinto, è un ultras dell'Islam. Non è
gente prezzolata, o che faccia quello che fa per motivi politici, o
economico-sociali. Nella sua propaganda l'ISIS si propone come
l'affermazione di un islam duro e puro, senza se e senza ma, e raccoglie
l'adesione dei più fanatici (non dei "politici" più fanatici, ma dei
"religiosi" più fanatici).
D'altro canto è vero che l'ISIS è
stata a lungo appoggiata da Stati Uniti (e forse Israele e altri paesi
non mussulmani) per motivi non religiosi. Perché allora? Perché gli
Stati Uniti di Obama hanno ritenuto che il nemico da abbattere, in
qualunque modo, a qualunque costo, fosse Assad, contro il quale
quindi armare l'estremismo sunnita (i nemici del mio nemico sono miei
amici). Così Israele, memore della debacle contro Hezbollah, sciita,
ritiene che sia l'islam sciita il nemico numero uno e può vedere di buon
occhio chi mette in crisi tale realtà.
Ma il fatto che realtà estranee all'islam abbiano favorito il nascere e l'affermarsi dell'ISIS non significa che l'ISIS sia esaurientemente
una creatura di realtà non mussulmane né, meno ancora, che sia da esse
manovrabile: è evidente infatti che esso gli è ampiamente sfuggito di
mano e stia seguendo una logica propria, dettata da motivi e finalità
religiose, islamiche.
Del resto all'ISIS si ricollegano
(riconoscendone in qualche modo il primato) realtà estremistiche
islamiche come Boko Haram in Nigeria o come i jihadisti in Libia: anche
lì si tratta di fenomeni di estremismo religioso (o, se si vuole, pseudo-religioso, se si consideri l'islam come un'ideologia pseudo-religiosa).
Ma
spostiamoci su un piano più teoretico: è compatibile l'azione dell'ISIS
coi principi dottrinali dell'islam? Chiediamoci: che cosa sta facendo
l'ISIS? Dovunque arriva si ripromette di costringere i non mussulmani
sunniti (cioè cristiani, yazidi, sciiti e altro) ad abbracciare l'islam
sunnita, sotto pena di eliminazione fisica o comunque di angherie e
vessazioni insopportabili da una persona comune. Perché lo farebbe, se
la sua motivazione fosse non religiosa?
Perché
dovrebbe spingere ad abbracciare una certa religione,
contraddistinguendosi proprio per questo, se non gli importasse niente
di religione?
D'accordo, si dirà, l'ISIS c'entra
con l'Islam, ma non è vero il contrario: l'Islam non c'entra con l'ISIS.
Eppure negli esponenti più accorti dello stesso mondo islamico è in
atto un ripensamento: "non possiamo dire che l'estremismo sorga come un
fungo, inopinatamente, sul terreno dell'islam" (si veda l'auspicio di
Al-Sisi ripreso dall'imam dell'università di Al-Ahzar). Ci sono troppe
coincidenze, perché si tratti solo di coincidenze. Del resto è una
questione di logica: l'islam a) pretende di essere portatore della verità assoluta,
b) e ha a disposizione, per diffonderla, solo mezzi umani, naturali
(non c'è la grazia, il soprannaturale). Da qui all'uso della coercizione
per convertire, il passo è brevissimo, è una deduzione logica.
Per
questo è urgente che nell'islam si apra un serio ripensamento: a) si
accetti che il Corano va interpretato, e non va preso alla lettera, b)
si accetti che la conversione a una rivelazione debba essere totalmente
libera, perché così il Mistero vuole, lasciandoci liberi.
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