giovedì 26 febbraio 2015

Islam e ISIS: due realtà reciprocamente estranee?

Si sente dire che l'ISIS non c'entra niente con l'Islam, perché l'ISIS è barbaro e feroce, mentre l'Islam è mite e tollerante, religione di pace e di amore. Ora, le cose non stanno proprio così. E' un fatto che chi va a combattere per l'ISIS ha una forte motivazione religiosa, è mussulmano convinto, anzi ultraconvinto, è un ultras dell'Islam. Non è gente prezzolata, o che faccia quello che fa per motivi politici, o economico-sociali. Nella sua propaganda l'ISIS si propone come l'affermazione di un islam duro e puro, senza se e senza ma, e raccoglie l'adesione dei più fanatici (non dei "politici" più fanatici, ma dei "religiosi" più fanatici).
 D'altro canto è vero che l'ISIS è stata a lungo appoggiata da Stati Uniti (e forse Israele e altri paesi non mussulmani) per motivi non religiosi. Perché allora? Perché gli Stati Uniti di Obama hanno ritenuto che il nemico da abbattere, in qualunque modo, a qualunque costo, fosse Assad, contro il quale quindi armare l'estremismo sunnita (i nemici del mio nemico sono miei amici). Così Israele, memore della debacle contro Hezbollah, sciita, ritiene che sia l'islam sciita il nemico numero uno e può vedere di buon occhio chi mette in crisi tale realtà.
 Ma il fatto che realtà estranee all'islam abbiano favorito il nascere e l'affermarsi dell'ISIS non significa che l'ISIS sia esaurientemente una creatura di realtà non mussulmane né, meno ancora, che sia da esse manovrabile: è evidente infatti che esso gli è ampiamente sfuggito di mano e stia seguendo una logica propria, dettata da motivi e finalità religiose, islamiche.
 Del resto all'ISIS si ricollegano (riconoscendone in qualche modo il primato) realtà estremistiche islamiche come Boko Haram in Nigeria o come i jihadisti in Libia: anche lì si tratta di fenomeni di estremismo religioso (o, se si vuole, pseudo-religioso, se si consideri l'islam come un'ideologia pseudo-religiosa).

 Ma spostiamoci su un piano più teoretico: è compatibile l'azione dell'ISIS coi principi dottrinali dell'islam? Chiediamoci: che cosa sta facendo l'ISIS? Dovunque arriva si ripromette di costringere i non mussulmani sunniti (cioè cristiani, yazidi, sciiti e altro) ad abbracciare l'islam sunnita, sotto pena di eliminazione fisica o comunque di angherie e vessazioni insopportabili da una persona comune. Perché lo farebbe, se la sua motivazione fosse non religiosa?

 Perché dovrebbe spingere ad abbracciare una certa religione, contraddistinguendosi proprio per questo, se non gli importasse niente di religione?

D'accordo, si dirà, l'ISIS c'entra con l'Islam, ma non è vero il contrario: l'Islam non c'entra con l'ISIS. Eppure negli esponenti più accorti dello stesso mondo islamico è in atto un ripensamento: "non possiamo dire che l'estremismo sorga come un fungo, inopinatamente, sul terreno dell'islam" (si veda l'auspicio di Al-Sisi ripreso dall'imam dell'università di Al-Ahzar). Ci sono troppe coincidenze, perché si tratti solo di coincidenze. Del resto è una questione di logica: l'islam a) pretende di essere portatore della verità assoluta, b) e ha a disposizione, per diffonderla, solo mezzi umani, naturali (non c'è la grazia, il soprannaturale). Da qui all'uso della coercizione per convertire, il passo è brevissimo, è una deduzione logica.

 Per questo è urgente che nell'islam si apra un serio ripensamento: a) si accetti che il Corano va interpretato, e non va preso alla lettera, b) si accetti che la conversione a una rivelazione debba essere totalmente libera, perché così il Mistero vuole, lasciandoci liberi.

lunedì 16 febbraio 2015

Attacco all'Europa: il terrorismo islamico apre una nuova era

ISLAM-EUROPA
 
Attacco all'Europa: il terrorismo islamico apre una nuova era
 
di Samir Khalil Samir

Lo Stato islamico minaccia in modo diretto l'Italia e l'Europa. Il rischio più grande è la forza di imitazione che può spingere i "lupi solitari" a colpire. Il jihadismo dà uno scopo a giovani musulmani europei in crisi d'identità e di valori. L'uso spropositato e nuovo della parola "crociato". Un'operazione militare per ridurre la forza nociva e letale degli islamisti.


Beirut (AsiaNews) - Con l'attacco terrorista a Copenaghen di due giorni fa, è evidente come vi sia un'escalation del terrorismo islamico sempre più vicino all'Europa. Addirittura, nel video della decapitazione dei 21 egiziani copti, uno dei boia si vanta di essere "a sud di Roma".
Insomma questi terroristi stanno ormai per occupare l'Europa. Nel loro fanatismo violento e sanguinoso, il loro tentativo di "invasione" viene presentato con forti accenti confessionali, come una "anti-crociata".
Tutti i Paesi europei sono preoccupati nel vedere che il terrorismo si avvicina. Finora  si tratta di un terrorismo spontaneo, di individui, ma è chiaro che a provocare questi scoppi di violenza è la forza di imitazione che il terrorismo organizzato genera nei giovani europei.
Questa nuova era di terrorismo affascina giovani in difficoltà. Il supposto killer danese era uno che era già stato in prigione;  pure i due attentatori francesi di Charlie Hebdo e del negozio kosher lo erano. Il terrorismo organizzato offre uno scopo a giovani musulmani europei in crisi d'identità e di valori. Tutti questi giovani attentatori sono nati in Europa, figli di migranti islamici.
Un conflitto confessionalizzato
Tutto il mondo è in crisi, ma per i musulmani essa ha a che fare con la religione. Per questo, per loro la crisi viene ad avere un volto confessionale.
Certo ci sono accenti confessionali anche in Europa: molta destra europea agita le minacce contro i cristiani per raccogliere consensi; negli Stati Uniti vi sono uccisioni di musulmani giustificati come guerra confessionale; il premier israeliano Benjamin Netanyahu continua a citare le violenze che subiscono i cristiani in Medio oriente per giustificare  l'isolazionismo di Israele nella regione. E ora - a un mese dalle elezioni israeliane - spinge gli ebrei in Europa a emigrare in Israele per avere più sicurezza! Sono stato molto contento che il gran rabbino di Danimarca abbia chiarito la situazione e abbia criticato Netanyahu per questa offerta.
Di fatto, ogni Stato sta approfittando della crisi terrorista in funzione dei propri interessi: gli Stati Uniti cercano di riprendere una certa leadership senza fare molto; Israele cerca di giustificare il suo essere "indispensabile" alla salvezza degli ebrei; l'Europa è in affanno per le sue necessità energetiche. Ma questo impegno dell'occidente contro il terrorismo ha delle enormi falle. Ad esempio, le sfide e le violenze di Boko Haram in NIgeria, o i massacri contro le minoranze cristiane e yazide in Iraq, non ricevono la stessa attenzione.
La mia impressione è che si sia ormai formato un movimento terrorista in nome dell'islam. All'inizio esso era focalizzato solo nel conflitto sunnita contro gli sciiti e in parte continua così a livello locale (v. Libano, Pakistan, Iraq,...); ora si è allargato a un conflitto di islamisti contro l'occidente, dove l'occidente è definito sempre "crociato", per cui la lotta è fra islamisti e cristiani.
La parola "crociato" nella bocca dei musulmani è emersa all'incirca nell'ultimo ventennio. Nei libri di storia, anche quelli sulle crociate, la parola che si usava per indicare i combattenti per il Santo Sepolcro era "firing, franchi". Ora invece per definire un occidentale o un qualunque cristiano si usa la parola "salibi", di invenzione recente.
Questa parola ha avuto un grande successo nella propaganda islamista e nell'adesione di nuove reclute. E' di questi giorni la notizia che Ansar-al-islam è entrata nello SI con più di 1000 uomini.
Lo SI appare come un gruppo vincente, efficace e quindi i vari gruppetti sperano di entrarvi per avere più gloria, ma anche più soldi e finanziamenti. Questo del finanziamento dello SI e delle armi che vengono loro date è davvero un problema che nessuno affronta. In questi giorni essi hanno minacciato i loro nemici con degli Scud: questi non sono dei giocattoli, ma vengono da enormi vendite e cessioni.
Ormai lo SI sta assumendo una nuova dimensione: l'avvicinamento all'Europa. Ciò avviene sia con i piccoli pazzi locali, i cosiddetti "lupi solitari". I loro attentati fanno pochi morti a confronto con le centinaia e le migliaia uccisi dallo SI in Medio oriente, ma fanno molta impressione e clamore perché avvengono in Europa.
Libia, l'avamposto dello Stato islamico
Lo SI ha ormai scelto la Libia come suo avamposto. Ai suoi occhi la Libia presenta molti vantaggi: è un Paese allo sfascio, dove non funziona nulla e quindi le milizie hanno la libertà di fare tutto quello che vogliono; è un Paese che ha il petrolio, per cui se lo SI occupa pozzi e raffinerie potrà avere fondi a non finire per continuare la sua lotta. Se i jihadisti conquistano tutta la Libia, non avranno più bisogno del sostegno dell'Arabia saudita e del Qatar: saranno autonomi dal punto di vista finanziario. Anche l'attacco contro i Kurdistan ha lo stesso scopo: occupare i pozzi di petrolio del Nord Iraq per garantirsi una fonte di entrate.
Lo SI mira a queste zone anche per poter continuare l'avanzata verso l'Europa.
Citare l'Italia, come loro hanno fatto dicendo che "siamo a sud di Roma", è un passo strategico: l'Italia è la nazione europea più vicina alla Libia (senza contare l'isola di Malta).
Per conquistare l'Italia essi citano un strano detto di Maometto, che non si capisce da dove sia stato tratto.
Stiamo perciò passando da un evento islam-islam a un progetto più largo, verso l'Europa, pur senza dimenticare l'occupazione del Medio Oriente e il califfato.
Penso che l'Europa saprà difendersi, ma il turbinio e i messaggi che lo SI lancia creeranno difficoltà per decenni: si trovano sempre individui pronti a farsi saltare o a compiere attentati in modo imprevisto. E' una situazione molto più grave di qualche anno fa.
Finora l'occidente ha cercato solo di contenere questo pericolo dello SI e mantenerlo rinchiuso in Medio oriente, ma con gli attacchi di Parigi e di Copenhagen  il problema si è ormai diffuso in Europa e in occidente.
L'occidente guarda ai suoi interessi economici e politici, mentre il Medio oriente soffoca nella mancanza di democrazia a causa di regimi che l'occidente stesso sostiene.
La pista della guerra è allora l'unica possibile? In questo momento io temo che sia un passo inevitabile. E' da sperare che non scoppi una vera e propria guerra, ma che vi sia un'operazione militare che riduca la forza nociva di questi terroristi.
E' evidente che questi terroristi sono delle persone addestrate, capaci, efficienti. Anche i loro video sono perfetti dal punto di vista tecnico, spettacolari con i loro riti. Questa propaganda mette terrore a tutti e diffonde il senso che ormai l'umanesimo è un valore perduto.
La vera e l'unica soluzione pero' è nel ripensare l'Islam in funzione del mondo odierno. Ripensare la sharia in funzione della cultura dell'uomo moderno e della Carta universale dell'Uomo, senza cadere nel libertinismo e nel secolarismo occidentali. Questa è la rivoluzione culturale e religiosa che molti musulmani desiderano e tentano di fare, ma non sono sostenuti dai religiosi che decidono delle interpretazioni del Corano e della sharia. Di recente, il 28 dicembre scorso, il presidente egiziano, il generale Al-Sisi, ha chiesto agli imam dell'Università islamica più famosa del mondo, Al-Azhar, di fare "una rivoluzione religiosa", e intendeva questo.
Questa rivoluzione, questa riforma è indispensabile. Sono convinto che gli imam musulmani non sono in grado di farla in questo momento. Ma penso che noi cristiani possiamo (e dobbiamo) aiutarli a farla, e nello stesso tempo a rivedere anche noi le nostre stesse posizioni in Occidente, per ritrovare i valori comuni all'umanità e il rispetto delle credenze di tutti i popoli, anche se diverse dalle nostre.

da Asianews