lunedì 29 dicembre 2014

famiglia/famiglie

La famiglia nel suo senso pieno è quella tra un uomo e una donna, chiamiamola per intenderci famiglia tradizionale. Essa è una risorsa preziosa: l'uomo cresce bene se è accolto in una famiglia unita e responsabile. La differenza sessuale è buona ed è stata progettata dal Creatore della natura per assicurare all'uomo la continuità nel tempo, la procreazione. Tra le minacce che negli ultimi due secoli sono venute ci sono certamente il divorzio e l'aborto, intesi il primo come resa alle difficoltà che inevitabilmente insorgono in un rapporto di coppia e il secondo come non accettazione incondizionata della nuova vita (se intesi così: ci possono essere casi in cui la convivenza tra coniugi diventa oggettivamente insopportabile, o casi in cui il ricorso all'aborto si configura come scelta dolorosa apparentemente inevitabile: non giudichiamo le coscienze). E' bello che i due coniugi si mantengano fedeli reciprocamente e si amino per sempre, è più bello così che cambiare partner a ogni piè sospinto; è bello accogliere una vita che sta nascendo, anche se si è in difficoltà o anche se si prevede che non sarà conforme a determinati standard, è più bella una accettazione incondizionata della vita che una accettazione condizionata (ti voglio bene se...).
Le nuove forme di famiglia, tra persone dello stesso sesso, sono una minaccia alla famiglia? Il problema è complesso: lo sarebbero se le persone diverse fossero tali per una scelta arbitraria e capricciosa; ma se ha ragione il Catechismo della Chiesa a dire che ci sono persone con tendenze omosessuali profondamente radicate (§2358), cioè inestirpabili, allora non si dà proporzionalità inversa (tra le nuove famiglie e la famiglia tradizionale), perché le persone che danno vita a nuova famiglie non darebbero comunque vita a famiglie tradizionali; per tali persone l'alternativa non è tra famiglia tradizionale e nuova famiglia, ma tra nuova famiglia e solitudine, o, che non cambia molto, interminabile nomadismo affettivo, o ipocrita doppia vita.
Certo il legame tra persone dello stesso sesso non costituisce una famiglia in senso pieno e paritario con la famiglia tradizionale, tuttavia non vediamo obiezioni convincenti a che lo stato possa, senza ferire la giustizia, riconoscere loro una qualche forma di statuto giuridico. Controverso e spinoso resta il problema della adozione: prioritario su tutto è il diritto dei minori di crescere in un ambiente sano e accogliente, contrassegnato da gratuità e responsabilità, come non potrebbe essere un rapporto tra due adulti caratterizzato dalla compulsività. Non esiste un diritto di adulti ad avere un figlio (un figlio è sempre un dono, mai l'esito di una pretesa di possesso), esiste il diritto dei minori ad avere dei genitori responsabili e capaci di amore oblativo. Due genitori dello stesso sesso possono garantire ai figli un amore oblativo? Forse lo potrebbero, se vivessero il rapporto tra loro in modo oblativo e non compulsivo, cioè rispettando la sacralità dei loro corpi, cioè astenendosi da rapporti fisici, vivendo castamente. Ma, come si vede, la questione è tutt'altro che facile da definirsi. Nel dubbio, riteniamo sia meglio che due adulti soffrano per mancanza di figli, piuttosto che soffrano dei minori per mancanza di vero amore.

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