venerdì 11 ottobre 2013

come eravamo (come è cambiata - in peggio - la scuola)

in peggio, almeno per i docenti

Prima che io iniziassi a insegnare, diciamo fino agli anni '70, i docenti godevano di una serie di privilegi poi smantellati:
  • forti sconti sui mezzi di trasporto pubblici (potevano viaggiare in treno quasi gratis, bastava esibire la carta di identità di insegnante);
  • 15 giorni, se non erro, di cure termali durante l'attività didattica.
Ancora quando io sono entrato nella scuola, come professore di liceo, la vita del docente non era male:
  • si insegnava non 18 ore effettive, ma qualcuna di meno, nel mio caso 15, le restanti ore essendo "a disposizione" per supplenze e/o attività parascolastiche varie (come la biblioteca);
  • il collaboratore vicario (vicepreside) e gli altri collaboratori del Preside erano scelti dal Collegio Docenti, il che li rendeva espressione di esso e quindi tali figure stavano "dalla parte dei docenti" più che da quella del Preside;
  • gli studenti temevano ancora i docenti, sapendo che andare male anche solo con un docente poteva significare la bocciatura, e si bocciava senza troppi timori;
  • c'erano infatti gli esami di settembre, i veri esami non un "saldo del debito", e capitava che uno venisse bocciato con due materie insufficienti;
  • sempre frutto di un sano timore c'erano le lezioni private, con cui i docenti potevano arrotondare il loro stipendio.
Poi le cose sono cambiate, sempre più in peggio:
  • il vicepreside e i collaboratori non sono più stati eletti dal Collegio Docenti, ma cooptati dal Preside, venendo così a trovarsi "dall'altra parte della barricata";
  • sono sparite le ore a disposizione e i docenti, anche quelli con materie scritte, hanno dovuto farsi 18 ore effettive, con aggravio di lavoro e senza aumento di stipendio;
  • il carico di lavoro è poi aumentato anche col registro elettronico, che porta via il suo tempo;
  • la durata delle ore di lezione, di solito sui 55 minuti, ma per i tecnici anche di 50 minuti, è stata portata a 60 minuti effettivi, grazie alla "cara" Gelmini: mattine più lunghe e pomeriggi più brevi;
  • a partire dagli anni '90 i docenti sono stati martellati dai Presidi sulla necessità di non bocciare troppo e di dare voti più alti, sempre più alti;
  • contestualmente si è introdotto il concetto che l'insuccesso scolastico è (sempre) colpa della scuola, che deve perciò farsene carico: via (in gran parte) le lezioni private e largo agli IDEI e agli "sportelli Help";
  • si è introdotto, apparentemente per il fine opposto, un sistema rigido di attribuzione del voto di maturità, che ha come conseguenza spinto a una innaturale lievitazione dei voti, con funamboliche manipolazioni degli stessi in sede di scrutinio, per far quadrare i conti, per raggiungere cioè la media che assicuri un certo credito.
  • e adesso si parla di settimana corta e di aumento delle ore di docenza: nuovi incubi, nuovi mostri: la settimana corta infatti significa moltiplicare quella assurdità didattica che sono le "seste ore", in cui l'attenzione degli studenti crolla verticalmente; l'aumento di ore di docenza non tiene conto che il lavoro di un insegnante non si esaurisce nell'insegnamento, ma comprende correzione dei compiti e preparazione delle lezioni, oltre alle riunioni collegiali pomeridiane.
Insomma la condizione docente non ha fatto che peggiorare. Non vogliamo dire con questo che la scuola in quanto tale sia necessariamente peggiorata, ma è chiaro che se stanno male i docenti, la scuola non può stare esattamente benissimo.